Civico  Museo  d'Arte  Moderna

  

ARTISTI

Nino BERTOLETTI

Roma 1889 – 1971

La formazione di Bertoletti avviene frequentando alcuni degli studi più interessanti della capitale: la scuola del "maestro delle mura" Francesco Randone, la bottega di Giulio Aristide Sartorio, lo studio del disegnatore Vamba, che gli permetteranno di affinare le doti naturali di disegnatore. Collabora tra il 1910 e il 1914 con alcune riviste eseguendo illustrazioni. Nel 1913 è presente con un ritratto alla I Mostra della Secessione Romana. Da questo anno vive in una casa studio a Villa Strohl-Fern che lascerà nel 1915, dopo il matrimonio con  Pasquarosa,  per l’appartamento di Via Bosio prestato alla coppia dall’amico Luigi Pirandello.         A Villa Strohl-Fern conosce, appunto, la giovane modella anticolana che nel suo studio inizierà a dipingere, rivelando doti istintive.     La produzione di questo periodo si caratterizza per freschezza ed innocenza. Gli anni della guerra segnano un periodo di riflessione e di inattività; durante questo periodo  si documenta sulla cultura internazionale, acquistando libri specializzati francesi e tedeschi su singoli artisti o libri di critica d’arte, esprimendo una volontà di superare una fase di ricerca ormai esaurita,  ed è in questo senso che partecipa con entusiasmo alla fase che si apre nel 1918-19 del "ritorno all’ordine" con la pubblicazione di "Valori Plastici" che lo spingerà ad un recupero della tradizione rinascimentale. La nuova fase ha come punto di partenza il Nudo del 1922 esposto alla II Biennale Romana dell’anno successivo, che suscita scalpore nella critica; si tratta di una rilettura della Venere di Dresda attribuita a Giorgione o al giovane Tiziano, in cui la giovane e bella moglie Pasquarosa posa in un paesaggio.

Il ventennio tra il 1919 e il 1939 è per l’artista il periodo di più intensa attività; partecipa alle Biennali di Venezia, alle Quadriennali romane e alle mostre del Novecento Italiano in Italia e all’estero. Alla II Quadriennale del 1935 gli è dedicata una sala personale, ed è la sua partecipazione più significativa poiché durante la sua vita non allestì mai una vera mostra personale. Il quadro delle tendenze figurative intorno alla metà degli anni Venti era abbastanza variegato; era definito la Corrente del "realismo magico" con atmosfere bloccate, geometrie e tecniche raffinate messe a punto da Casorati e Donghi, mentre su un piano di minore astrazione si muovono gli artisti di "Novecento" gruppo nato nel 1922 a Milano, mentre Carrà e Morandi ricercano una "metafisica del quotidiano", ma Bertoletti proprio nell’autopresentazione alla II Quadriennale, ribadisce la sua fedeltà al dato naturale e l’estraneità a mode e programmi culturali. Artisti come Goya, Courbet, Renoir, Velasquez, Gericault, sono per Bertoletti dei maestri che, mostrandogli un’intuizione di linea o di colore, gli permettono di raggiungere un linguaggio per esprimere le passioni e le sensazioni istintive.

Nel 1940 viene incaricato della realizzazione di un affresco per il Salone del Museo delle Arti e Tradizioni Popolari in occasione dell’Esposizione Universale del 1942. Pubblicò su "Quadrivio" un progetto urbanistico per la sistemazione della spina di Borgo in opposizione al progetto di Marcello Piacentini che poi venne realizzato.

Nel corso degli anni 50 le opere si fanno più sciolte per composizione e resa cromatica (rosa fragola e arancio). Nel 1974 viene organizzata una sua antologica dell’Ente Premi di Roma.

 

 

 

( inizio pagina )